Pensi di conoscere il sensore della tua fotocamera?
Aggiornamento: 22 apr 2020
Quando si scatta una fotografia, una volta immortalato il momento, la prima cosa che dovremmo fare è analizzare l’istogramma per verificare se il "grafico" risulterà più disegnato verso sinistra, destra oppure centrato, raffrontandolo opportunamente con il soggetto e la luminosità presenti nella scena.

Negli anni, in generale, ho imparato a mie spese che il grafico dell’istogramma è meglio se tende verso destra (foto luminosa), poiché questo mi permette di avere maggiori informazioni a disposizione da poter utilizzare in post- produzione, senza ivi intervenire in maniera distruttiva sulle varie caratteristiche sottoposte ad editing.
Se è vero che in una foto luminosa posso intervenire piuttosto agevolmente su esposizione e luci, non è vero il contrario: cercare di schiarire una foto che contiene troppi pixel nelle zone di ombra e nei neri risulta essere di base un'operazione che porta degrado nella foto, anche se fatta in quella fase di editing del RAW che in molti potrebbero avervi detto di essere non distruttiva. Infatti, già analizzando la distribuzione lineare dei pixel all'interno di un RAW, notiamo come vi siano, in quantità, ben più pixel (e quindi anche colori) nelle zone più sottoposte a luminosità che non nelle ombre.

Premesso ciò, sorge spontanea una domanda: quanto si può spingere l’istogramma verso destra senza incappare in sovraesposizioni? Bel quesito!
Partiamo innanzitutto dal presupposto che l’istogramma che si vede sulla macchina fotografica post-shooting non corrisponde a quello che avremo poi nel software di sviluppo del mio negativo digitale. Tale istogramma è infatti la rappresentazione della distribuzione dei pixel basato su un ipotetico file JPG, che viene rapidamente incorporato nel nostro RAW, a nostra insaputa. E un JPG non ha certo la distribuzione lineare dei pixel come nel RAW, bensì è frutto di approssimazione (compressione) che per nostra fortuna penalizza la visione di tale istogramma, spingendo inevitabilmente all'impazzata i pixel verso destra. In parole povera mostrerà più sovraesposizioni di quante in realtà ve ne siano (i famosi lampeggi che dovreste attivare sul menù della fotocamera per visualizzare a display le aree"bruciate").
Questo non ci esenta però dallo scattare con criterio, seppur, non mi stanco di ripeterlo, abbiamo già capito di poter operare in un regime di sovraesposizione piuttosto che al contrario.
Per capire quale sia il limite del sensore consiglio allora di eseguire questo semplice test:
scegliete un oggetto che avete in casa che abbia una tonalità in scala di grigio e con molte trame per poterlo passare meglio in analisi.
Posizioniamo quindi il cavalletto e inquadriamo, una volta pronti con la composizione passiamo alle impostazioni di scatto, possibilmente settando in questo modo:
la temperatura colore ad un valore fisso in gradi Kelvin, evitando l’automatico (AWB);
mettere a fuoco il soggetto e successivamente passare alla messa a fuoco manuale;
settare la modalità di misurazione dell’esposizione al centro;
scegliere un ISO possibilmente basso (100-200);
impostare l’autoscatto
con la ghiera delle modalità in manuale mettiamo un apertura tra f 5,6 e f 8
Dopo questi preparativi, iniziate con la sequenza di scatti.
E' chiaro che, se avete impostato il tutto come descritto, non vi rimarrà che agire via via sul tempo di scatto. Fate in modo che al primo scatto corrisponda un esposizione "normale", quindi con il nostro esposimetro che ci indica uno scatto, né sovraesposto, né sottoesposto.
Successivamente, realizzate altri 4-5 scatti che abbiano uno scarto di 1 Stop in aumento tra uno e l’altro. Una volta concluso andiamo ad importarli all'interno di Lightroom.
Osserviamo l’istogramma di ogni scatto, ricordandoci di attivare i ritagli (tasto J) nel pannello istogramma, che ci avvertirà con un'area rossa in caso di sovraesposizioni.

Il primo scatto (0 stop) presenta un grafico piuttosto centrale: in questo caso, si poteva tranquillamente scattare una foto più luminosa e con luminosità più "disegnate" verso destra.

Il secondo scatto (+1 stop) probabilmente seguirà lo stesso principio e questo ci dice che, volendo, avremmo potuto scattare con un tempo ancor più lungo e con un istogramma quindi ancor più a destra. Dico probabilmente perché, è chiaro, ogni sensore risponderà diversamente, soprattutto d'ora in poi.

L’istogramma della terza foto (+2 stop), nel nostro caso, ci dice che addirittura potevamo spingerci oltre, se necessario. Cominciamo già a stupirci, ma non è ancora ora di emozionarci.

La quarta foto (+3 stop) può cominciare ad allertarci, ma le ridotte aree sovraesposte sono ancora esigue per spaventarci. Sappiamo bene che la foto è recuperabilissima, non siamo ancora al limite oltre il quale si rischia di bruciare inevitabilmente le luci della nostra fotografia, perdendo irrimediabilmente le informazioni di luminosità e colore.

In quest’ultimo scatto che prendiamo in esame (+4 stop), le aree in rosso sono decisamente molte. Tentando di recuperare le luci sino a far sparire il ritaglio rosso (o semplicemente simulando di tornare indietro di -4 stop con il parametro dell'esposizione) il risultato ci rileva dei pixel la cui luminosità nei bianchi vede sostituito quest'ultimo con dei grigiastri inaccettabili. E' chiaro sintomo di essere andati troppo oltre!!
Ecco un chiaro esempio di cosa succede quando non riusciamo a recuperare le luci come vorremmo:

Con questo test abbiamo dimostrato che probabilmente non abbiamo mai creduto molto alle possibilità del nostro sensore, ma ora che avete imparato il metodo per scoprirne il limite, provate con la vostra fotocamera, siamo curiosi di leggere il risultato nei commenti qui sotto.
E poi, mi raccomando, d'ora in poi tutti fuori a scattare foto luminose !!